Amazon nei guai? Niente pubblicità per i clienti Prime: la sentenza

Amazon nei guai, il tribunale ha condannato il colosso statunitense per pubblicità illegale ai suoi clienti: la sentenza su Prime Video.

Amazon nei guai, ancora una volta costretto (forse) a pagare per attività subdole e ai limiti della legalità. Questa volta, il tribunale ha costretto il colosso americano al pagamento di una sanzione per via di pubblicità in Prime Video non conforme alle regole. Una pratica sconsiderata, visto che la consultazione di un catalogo streaming comporta diversi privilegi, tra cui l’esonero dalle pubblicità. E invece…

Pacco Amazon recapitato a casa
Pacco di Amazon – csa.cs.it

Secondo la normativa europea, pagando un abbonamento a uno dei servizi di streaming promossi dalle varie piattaforme, dunque non solo Amazon, già si sta pagando la quota destinata alla pubblicità. Eppure, quando accediamo al catalogo streaming di queste piattaforme, tra cui Amazon Prime Video, troviamo comunque un’interruzione del servizio per il passaggio delle pubblicità.

Pubblicità in Amazon Prime Video, è illegale mandare in onda le pubblicità: lo stabilisce il Tribunale

Da qualche tempo, anche Amazon si è piagato alle sirene della pubblicità. Se prima era possibile visionare film, serie tv e documentari, senza il fastidio delle pubblicità, ora non è più così. Ogni tanto, infatti, la visione viene interrotta da brevi spot pubblicitari. Questa mossa, però, non è proprio legale, almeno secondo alcuni Tribunali.

Lo scorso anno, Amazon aveva messo i propri clienti davanti a una scelta: pagare una quota maggiore di abbonamento, oppure la quota base, ma sopportando gli spot durante la visione. Una scelta che non era stata presa bene dai consumatori, ma che ha generato introiti ancora più vasti per il colosso statunitense. Ma l’imposizione della pubblicità ai clienti ha sollevato tante polemiche, finendo in Tribunale.

Coppia guarda televisione
Coppia piazzata davanti alla tv – csa.cs.it

Il Tribunale regionale di Monaco di Baviera ha accolto la protesta di migliaia di consumatori tedeschi, i quali si sono scagliati contro la politica sfruttata da Amazon per i propri servizi. Secondo i giudici tedeschi, Amazon non avrebbe potuto applicare la pubblicità, in quanto i clienti già pagano la quota di abbonamento, che andrebbe, in teoria, a coprire già i costi pubblicitari. Dunque, la questione è: o si paga l’abbonamento, dove i costi di pubblicità sono compresi, oppure il servizio è gratuito, con il denaro viene ricavato dagli spot, come accade per la tv generalista.

Tribunale tedesco condanna Amazon Prime per attività illecita ai danni dei consumatori

Il tribunale tedesco ha ritenuto illegale la pubblicità durante i servizi di Prime Video, condannando il colosso dello streaming. I contenuti promozionali offerti da Amazon lasciano perplessi, tra l’altro, Amazon è stata accusata di aver omesso queste informazioni ai propri clienti, in modo tale da impedire le proteste, applicando il servizio di spot in modo automatico, modificando di fatto le normative sul contratto.

I film proposti da Prime Video
Home di Prime Video – csa.cs.it

2,99 euro al mese per evitare gli intervalli pubblicitari. In Italia la somma maggiorata è di 1,99 euro, violando però la legge sulla concorrenza sleale per comunicazioni fuorvianti. L’azienda si è difesa, affermando che i clienti sono sempre stati informati correttamente e in modo trasparente, e che la legge permetteva tale politica. Amazon ha ovviamente fatto ricorso, al momento sanzioni o rimborsi non sono previsti.

Ma in Italia com’è la situazione? Le variazioni contrattuali in Italia sono state applicate correttamente, almeno a guardare le normative italiane, le quali prevedono un preavviso di almeno un mese, tramite la comunicazione di aumento di prezzo, un lasso di tempo che permette ai clienti di poter disdire l’abbonamento. Dunque, o paghi di più oppure disdici l’abbonamento, non ci sono altre soluzioni.

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