“E’ stato orribile”, Cannavacciuolo subisce un grave furto: si finisce in tribunale

Terribile vicenda per lo chef tra i più amati in Italia: Cannavacciuolo subisce un furto e si finisce in tribunale. Ecco cosa è successo.

Antonino Cannavacciuolo volto amato della tv italiana e della ristorazione, si è trovato coinvolto in una terribile vicenda a seguito di un furto che lo ha visto costretto a ritrovarsi in un’aula di tribunale. Lo chef noto per la sua allegria, passione e autenticità nel lavoro non avrebbe mai pensato che si sarebbe potuto arrivare a tanto.

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Cannavacciuolo, dopo il furto finisce in tribunale (csa.cs.it)

Tutto nasce da una segnalazione di una fan, che credendo ci fosse qualcosa che non andasse ha avvisato tramite messaggio il conduttore che fortunatamente ha ricevuto la comunicazione e subito si è mosso per vedere chiaro nella vicenda.

Cannavacciuolo, derubato del nome: si finisce in tribunale

Lo chef tra i più amati d’Italia si è ritrovato dentro una vicenda alquanto ingannevole. Il suo nome sinonimo della professionalità che mette nel lavoro è stato rubato e associato senza permesso a un’attività che non aveva nulla a che fare con lui.

Cannavacciuolo, riconosciuto il suo valore da molti premi internazionali ottenuti con Villa Crespi come il Condé Nast Traveller’s 2025 Readers’ Choice Award, non avrebbe mai potuto immaginare che il suo marchio sarebbe finito al centro di una disputa giudiziaria. Come accennato ha tutto avuto inizio da un messaggio sui social inviatogli da una fan su Facebook. La fan segnala allo chef che in un ristorante di Marina di Ravenna il suo nome compariva sul menù accanto a una nuova promozione.

screen locandina cucine da incubo facebook Cannavacciuolo
Cannavacciuolo, gli rubano il nome (csa.cs.it)

Un dettaglio che per molti può sembrare banale, in realtà nasconde una grave realtà, ovvero che il nome del famoso chef fosse stato usato senza il suo consenso. Dietro il gesto una coppia di coniugi cubani che aveva deciso di sfruttare il nome dello chef per fini commerciali, facendo sembrare che Cannavacciuolo fosse coinvolto direttamente con la gestione del locale. Si tratta di una appropriazione d’identità commerciale che inganna i clienti e avrebbe potuto minare la fiducia che questi da anni ripongono della carriera stimata del campano.

Cannavacciuolo, ecco cosa fa appena scoperto l'”inganno”

Letto il messaggio, Cannavacciuolo decide di vederci chiaro e di agire con prudenza. Tramite la sua segretaria contatta il locale fingendosi una cliente interessata e pone domande specifiche, potendo così capire quanto effettivamente il nome fosse centrale nelle attività promozionali. Dopo aver ricevuto conferma, presenta denuncia formale ai carabinieri, dando via al procedimento che poi è giunto davanti al Tribunale di Ravenna.

Durante il processo svolto, Cannavacciuolo ha testimoniato personalmente, spiegando che il suo marchio (regolarmente registrato dal 2017) non era stato mai autorizzato a essere utilizzato al di fuori delle sue attività televisive o dai suoi ristoranti. Ricordò inoltre, di aver conosciuto una delle persone coinvolte nel 2016, quando partecipò a una puntata di Cucine da incubo, ma specificò chiaramente di non aver mai concesso alcun diritto d’uso della propria immagine.

La sentenza che arrivò è stata a favore dello chef: quattro mesi di reclusione e una multa di 3.000 euro ai responsabili per uso illecito del marchio registrato. Un terzo uomo, un 65enne di Brescia accusato di aver partecipato alla gestione societaria del ristorante, è stato invece assolto per mancanza di prove.

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