Con questo metodo, i regali sotto l’albero di Natale saranno addirittura più belli dell’albero stesso: un figurone quando li darai ai destinatari.
Ormai seguono tutti questo metodo giapponese per poter incartare i regali di Natale. L’era di carta regalo, scotch, lustrini e fiocchetti sembra essere un lontano ricordo: quest’anno i pacchi hanno un’eleganza diversa, sono contemporanei, raffinati e colpiscono al primo sguardo.
Oltre al risparmio economico legato al fatto che non sarà necessario acquistare tutto l’occorrente per fare i pacchetti, questa soluzione fa davvero la differenza. L’effetto stupore sarà garantito: gli ospiti avranno quasi dispiacere nello scartare un pacco regalo così bello.
Anno dopo anno, la ricerca del dettaglio, del valore estetico, dell’eleganza e del risultato visivo pulito e contemporaneo, hanno rappresentato un interesse crescente che va ad incrementarsi soprattutto nel periodo che precede le festività natalizie, quando l’abitudine di fare regali incombe.
In questo specifico periodo dell’anno, non c’è persona che non pensi a cosa regalare a quel parente o amico speciale. Ecco che i metodi di confezionamento tornano al centro dell’attenzione, molto più di quanto lo facciano durante il resto dei mesi. Le persone acquistano libri a riguardo, guardano tutorial, addirittura si iscrivono a corsi online che insegnano come realizzare veri e propri capolavori d’arte moderna con la carta regalo.
In realtà, è sufficiente il metodo giapponese Furoshiki per un risultato che fa la differenza e mette insieme estetica, sostenibilità e originalità. Parliamo di un’antica tecnica d’incarto che mira a valorizzare il dono e, al contempo, offre una soluzione economica ed ecologica, assolutamente perfetta per regali di Natale all’insegna dell’eleganza e del rispetto dell’ambiente.
Con il metodo Furoshiki torniamo indietro all’VIII secolo: consiste nell’avvolgere gli oggetti in un quadrato di tessuto che di per sé veniva utilizzato quotidianamente per il trasporto di oggetti di qualunque genere. Il termine “Furoshiki” è stato utilizzato dal XVII secolo, durante il periodo Edo, quando i clienti dei bagni pubblici usavano questi fazzoletti per portare le proprie cose e stenderli sul pavimento come faremmo con dei tappetini.
Ad oggi, con lo stesso termine si va ad indicare una vera e propria arte delle piegature e dei nodi, in grado di trasformare un comune pacchetto in un gesto che trasmetta cura e rispetto nei confronti del destinatario del nostro dono. Dunque, non parliamo di un semplice modo di confezionare, ma di una pratica ecologica che non sfrutta carta usa e getta e che vuole simboleggiare attenzione e dedizione riposta nel regalo.
Per un risultato ottimale e degno di nota, la scelta del tessuto è il primo passaggio cruciale. Il quadrato dovrà avere le giuste dimensioni per avvolgere al meglio l’oggetto da incartare. Ad esempio, un fazzoletto di 50 cm è ideale per una scatola piccola come la confezione di un profumo. Al contrario, per un libro o una bottiglia, servirà un quadrato di almeno 75 cm. Tra i materiali più indicati, soprattutto per i principianti, abbiamo il poliestere o il nylon, facili da maneggiare e annodare.
Apprendere la tecnica significa soprattutto imparare a fare i nodi nel modo giusto. Il più facile e consigliato all’inizio è il hitotsu-musubi, che consiste in un nodo singolo realizzato ripiegando un angolo del tessuto su sé stesso. Anche il ma-musubi è piuttosto semplice: prevede due nodi da realizzare con i bordi opposti del quadrato. Un principiante può iniziare avvolgendo il pacco con il tessuto e fermandolo anche senza ricorrere ai nodi. Mani più esperte, invece, sono in grado di creare veri e propri capolavori, con manici che facilitano il trasporto ed estetiche vaporose che deliziano l’occhio, pur facendo attenzione a non rovinare il tessuto, perché se ne prevede il riutilizzo futuro da parte del destinatario del dono.
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