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Pensioni, nuove regole in arrivo e sono brutte notizie: assegni dimezzati

Nuove regole per le pensioni, cambiano i coefficienti di trasformazione: oltre ad aumentare l’età pensionabile, diminuisce l’assegno.

A partire dal 2027 cambiano le regole per accedere alla pensione, regole confermate nella nuova Legge di Bilancio. Prima di tutto, è stata estesa l’età pensionabile, dunque, tra poco più di un anno si andrà in pensione a 67 anni e un mese, per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, mentre per la pensione anticipata occorrerà aver versato 42 anni e 11 mesi di contributi.

Denaro per la pensione – Csa.cs.it

Per i cittadini che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1996, le regole sono diverse, dunque la pensione di vecchiaia scatterà a 71 anni e un mese di età, dal 2028 si aumenterà di un mese, ritardando ulteriormente il pensionamento. Tale dinamica è la conseguenza dell’adeguamento della Legge Fornero, la quale prevede un adeguamento alle speranze di vita ogni due anni.

Pensioni sempre più lontane, si lavorerà fino a tarda età, ma l’importo diminuirà

In base alla speranza di vita, l’ISTAT aveva previsto un incremento complessivo di tre mesi nel 2027, il Governo Meloni è riuscito a bloccare tale incremento, dilazionandolo in due anni, il 2027 e il 2028. Il risultato, comunque, non cambia, con le pensioni che sono sempre più lontane, ma non è tutto, perché c’è anche la beffa, con gli importi che diminuiscono.

Le regole per il calcolo cambiano, di fatto svantaggiando tutti i lavoratori, poiché l’aumento delle speranze di vita incide sui coefficienti di trasformazione. Ma andiamo con ordine: per lasciare il lavoro e andare in pensione, si prendono in esame due tipi di calcolo, il sistema retributivo, che arriva fino al 31 dicembre 1995, e quello contributivo, dal 1 gennaio 1996.

Calcoli per andare lasciare il lavoro – Csa.cs.it

Se il retributivo prende in considerazione soprattutto gli ultimi anni di carriera, dove in generale il lavoratore guadagna di più, il sistema contributivo fa una media dell’intera carriera, accantonando i contributi versati, pari al 33% della retribuzione lorda percepita, in un montante contributivo, il quale ogni anno viene ritoccato in base all’inflazione.

Al montante viene applicato un coefficiente: più si ritarda l’età pensionabile più sale l’importo. Nel 2027 è stato programmato un aggiornamento dei requisiti per andare in pensione, tra cui anche i coefficienti di trasformazione, adeguandosi all’aumento delle speranze di vita. Il coefficiente si riduce, perché si vive di più, e quindi si lavora per più tempo.

Pensioni, nel 2027 cambiano le regole, peggiorando la situazione dei lavoratori

A parità di montante, chi va in pensione nel 2027 riceverà una pensione minore rispetto a chi va in pensione nel 2026. Tra l’altro, per accedere alla pensione, bisogna tenere conto non solo dell’età anagrafica e dei contributi versati, ma ovviamente anche del raggiungimento di una certa soglia economica.

Pensionato mette soldi da parte – Csa.cs.it

Chi va in pensione con il sistema contributivo, raggiunge la pensione di vecchiaia se la pensione è almeno pari al valore dell’Assegno Sociale, ossia 534 euro. Per la pensione anticipata, l’importo deve essere almeno tre volte quello dell’Assegno Sociale, mentre per le donne con un figlio di 2,8 volte, con due figli, di 2,6 volte.

Il coefficiente di trasformazione, in questo contesto, comporta degli svantaggi, anche perché il valore dell’Assegno Sociale aumenta in base all’inflazione, rendendo più difficile il raggiungimento di certe soglie. Insomma, una bella ingiustizia, visto che si ritarda l’accesso alla pensione per tutti i lavoratori dipendenti e rischia di portare importi più bassi, per un doppio adeguamento che penalizza tutti.

Domenico Ruggine

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